Nel viaggio, la benedizione (Tb 12, 1-22)
E giunge così alla fine il percorso di Lectio di quest’anno svelandoci la fine della vicenda di Tobia, Sara e del vecchio Tobi, un percorso non facile nel quale il nostro compagno di viaggio Luca Moscatelli ci ha guidati con competenza ed ironia e per questo lo ringraziamo di cuore.
Così come ringraziamo la comunità che ci ha ospitato, quanti si sono alternati per animare le celebrazioni e i sacerdoti che le hanno presiedute e hanno suggerito le actio del mese.
In ascolto della Parola

1Terminate le feste nuziali, Tobi chiamò suo figlio Tobia e gli disse: “Figlio mio, pensa a dare la ricompensa dovuta a colui che ti ha accompagnato e ad aggiungere qualcos’altro alla somma pattuita”. 2Gli disse Tobia: “Padre, quanto dovrò dargli come compenso? Anche se gli dessi la metà dei beni che egli ha portato con me, non ci perderei nulla. 3Egli mi ha condotto sano e salvo, ha guarito mia moglie, ha portato con me il denaro, infine ha guarito anche te! Quanto ancora posso dargli come compenso?”. 4Tobi rispose: “Figlio, è giusto che egli riceva la metà di tutti i beni che ha riportato”.
5Fece dunque venire l’angelo e gli disse: “Prendi come tuo compenso la metà di tutti i beni che hai riportato e va’ in pace”. 6Allora Raffaele li chiamò tutti e due in disparte e disse loro: “Benedite Dio e proclamate davanti a tutti i viventi il bene che vi ha fatto, perché sia benedetto e celebrato il suo nome. Fate conoscere a tutti gli uomini le opere di Dio, come è giusto, e non esitate a ringraziarlo. 7È bene tenere nascosto il segreto del re, ma è motivo di onore manifestare e lodare le opere di Dio. Fate ciò che è bene e non vi colpirà alcun male. 8È meglio la preghiera con il digiuno e l’elemosina con la giustizia, che la ricchezza con l’ingiustizia. Meglio praticare l’elemosina che accumulare oro. 9L’elemosina salva dalla morte e purifica da ogni peccato. Coloro che fanno l’elemosina godranno lunga vita. 10Coloro che commettono il peccato e l’ingiustizia sono nemici di se stessi. 11Voglio dirvi tutta la verità, senza nulla nascondervi: vi ho già insegnato che è bene nascondere il segreto del re, mentre è motivo d’onore manifestare le opere di Dio. 12Ebbene, quando tu e Sara eravate in preghiera, io presentavo l’attestato della vostra preghiera davanti alla gloria del Signore. Così anche quando tu seppellivi i morti. 13Quando poi tu non hai esitato ad alzarti e ad abbandonare il tuo pranzo e sei andato a seppellire quel morto, allora io sono stato inviato per metterti alla prova. 14Ma, al tempo stesso, Dio mi ha inviato per guarire te e Sara, tua nuora. 15Io sono Raffaele, uno dei sette angeli che sono sempre pronti a entrare alla presenza della gloria del Signore”.
16Allora furono presi da grande timore tutti e due; si prostrarono con la faccia a terra ed ebbero una grande paura. 17Ma l’angelo disse loro: “Non temete: la pace sia con voi. Benedite Dio per tutti i secoli. 18Quando ero con voi, io stavo con voi non per bontà mia, ma per la volontà di Dio: lui dovete benedire sempre, a lui cantate inni. 19Quando voi mi vedevate mangiare, io non mangiavo affatto: ciò che vedevate era solo apparenza. 20Ora benedite il Signore sulla terra e rendete grazie a Dio. Ecco, io ritorno a colui che mi ha mandato. Scrivete tutte queste cose che vi sono accadute”. E salì in alto. 21Essi si rialzarono, ma non poterono più vederlo. 22Allora andavano benedicendo e celebrando Dio e lo ringraziavano per queste grandi opere, perché era loro apparso l’angelo di Dio.
Lectio proposta da Luca Moscatelli
Actio proposta per il mese
Suggerimenti per l'approfondimento
Riusciremo noi a far capire agli uomini del nostro tempo questo messaggio religioso? Dio è la gioia, la nostra gioia? Chi ci ascolta? chi ci crede davvero? (Cfr. Rom. 10, 15-16) Forse non riusciremo. Non ci credono gli uomini del pensiero, ingolfati nei problemi del dubbio; non ci credono gli uomini dell’azione, affascinati dallo sforzo di conquistare la terra; non quelli della vita comune, insofferenti di meditazioni interiori . . . È la sorte del Vangelo nell’umanità (il quale vuole appunto significare: annunzio felice). Dio resterà problema, resterà negazione per molti ai quali esso pur risuona vicino; l’indifferenza, l’apatia, la sordità, l’ostilità spegneranno la voce beatificante. Vi sarà perfino chi la rifiuterà proprio perché beatificante: non è forse, diranno, l’oppio del popolo? il surrogato ai veri rimedi di cui esso ha bisogno? Noi avremo per reazione, il nostro annunzio da ripetere: Dio è la gioia!
Paolo VI
Udienza generale 20/12/1972
Almeno un poeta ci sia per ogni monastero: qualcuno che canti le follie di Dio. La città non conosce più canti le strade stridono di rumore: e anche là dove ancora pare sopravviva il silenzio è solo muta assenza. Ma in qualche parte tu devi esserci, Signore.
D. M. Turoldo
Almeno un poeta
